Giro di Vallonia 2020, due città si tirano indietro per paura del Covid-19: “Non vogliamo più ospitare le tappe”
Quest’anno gli organizzatori delle corse non possono proprio stare tranquilli. È il caso di quelli che allestiscono la 41esima edizione del Giro di Vallonia, corsa a tappe inserita nel circuito Pro Series e prevista fra il 16 e il 19 agosto. A meno di un mese dallo svolgimento della gara, però, la situazione relativa al Covid-19 in Belgio sembra nuovamente in fase di peggioramento, considerando che la Nazione in questione è una fra le più colpite, in termini di vite umane, di tutta Europa. Così, ci sono due città, una sede di un arrivo e l’altra di una partenza, che non vogliono più essere coinvolte nella disputa della competizione.
Prima è toccato alla municipaltà di Ath, a una settantina di chilometri da Bruxelles, che ha fatto sapere di non volere più ospitare l’arrivo della prima tappa prevista dal programma del Giro di Vallonia. Qualche ora dopo, come riporta RTBF, è stata la volta di Tubize, da cui invece dovrebbe partire la seconda frazione della competizione belga. Motivo? La paura che la presenza della corsa ciclistica possa scatenare focolai di contagio.
“Devo proteggere la mia cittadinanza. Il Covid-19 non ce lo siamo lasciati alle spalle, ci sono ancora contagi”, le parole del sindaco di Ath, Bruno Lefevbre. Nella giornata di oggi – giovedì 16 luglio – le autorità belghe hanno riportato, su scala nazionale, 167 nuovi contagi (numero che non si raggiungeva da inizio giugno) e 4 decessi. Il Giro di Vallonia era già stato ridotto da cinque a quattro tappe per far fronte alla situazione creatasi a seguito della pandemia.
Immediata la risposta di Christophe Brandt, capo dell’organizzazione: “Sono sorpreso in particolare dal modo in cui queste cose sono state comunicate. Peraltro, le decisioni delle due comunità non riguardano direttamente la corsa, ma l’obiettivo dei due sindaci è togliersi la responsabilità di altri eventi che non potranno essere organizzati nei loro comuni. È un gioco politico, abbastanza deplorevole se si pensa che il nostro evento sportivo non ha niente a che vedere con tutto questo. Noi abbiamo implementato un protocollo per far fronte alla crisi sanitaria e non mettiamo assolutamente delle persone in pericolo”.
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